martedì 16 dicembre 2008

comunità segnalate per qualità della relazione umana

Siccome non voglio passare per un disfattista, voglio segnalare delle Associazioni nelle quali non si sta dimenticando la vera filosofia della Comunità Terapeutica. La Comunità intesa come accoglienza della persona nel rispetto della sua dignità, che si regge sulla Praxis, (il fine è l'agire e il modo di agire) e non Associazioni che si reggono, viceversa sulla Poiesis (il fine è il prodotto) di un numero che fa retta . Quella, casomai. è una diretta conseguenza.
Ovviamente tutto secondo il mio personalissimo parere:
Comunità San Francesco Monselice PD
Gruppo Abele To
Gruppo Arco To
Comunità Cà delle Ore Breganze VI
Comunità Nuova Vita VI
Comunità San Benedetto al Porto Ge

lunedì 15 dicembre 2008

w gli operai FIAT che montano le portiere ogni giorno

Sono tornato da alcuni giorni di riposo e mi scuso per l'assenza nel blog.
Ciao anonimo! Grazie per il contributo. Ce ne fossero come te! Faccio una piccola premessa: conosco molto bene la fabbrica "FIAT" e ti assicuro che ci sono migliaia di operai che sono orgogliosi di montare portiere alla catena. Sono meno entusiasti di cassa integrazione, mobilità, chiusura di filiali, incidenti sul lavoro, salario, ecc. Non ho mai voluto intendere che è il management il problema. Il management, inteso nel senso di organizzazione aziendale, La gestione, direzione, organizzazione è fatto di persone. Penso che in un'azienda che produce utili possa starci qualunque tipo di persona nella gestione aziendale, non è un requisito importante l'attenzione all'UOMO. Invece nelle oganizzazioni cosiddette onlus, secondo me dovrebbe essere il requisito fondamentale. Non sempre è così. Una volta alcuni dirigenti di un'Associazione, sostenevano che per una buona gestione bastavano "...3 teste pensanti" (loro) e tutto il resto "...carne da macello" (riferimento al massiccio turn-over degli operatori). Quell'associazione è in liquidazione e aspetto 9.000 € di risarcimento danni. Per me è un complimento accostare questo lavoro al lavoro degli artigiani. Gli artigiani stavano subito sotto gli aristocratici nella gerarchia sociale del medio-evo. Ma il senso che dai tu è diverso. Tu pare che l'accosti ad una modalità grezza e approssimativa, poco tecnica. Gli artigiani invece credimi hanno molta tecnica. Poi, accosti i valori principali di una relazione, quali l'affettività l'emozionalità la vicinanza alle persone come un fatto ipoteticamente dannoso. Può essere dannoso lavorare senza la consapevolezza delle "distanze" adeguate....ma mi rendo conto che ti sto dicendo delle cose e non so nemmeno in che contesto lavori, da quanto tempo, che ruolo hai...io svolgo la professione da 21 anni e sto portando in questo blog cose concrete documentabili...tu tanta teoria e demagogìa. Mi sembri vago quando parli di ...certe cose fatte in un certo modo....! Quali cose e quale modo ad esempio? Io posso solo aggiungere che un operatore si crede un eroe il primo anno di lavoro. Poi i casi sono due: 1-l'operatore se ne va; 2-Cambia idea e comincia a formarsi sul serio. Oltre ai suoi bravi "titoletti" deve aggiungere tanta altra formazione specifica, supervisione e lavoro di/con il "GRUPPO". Tu forse useresti termini tipo "Team", "Staff", "Equipe", noi artigiani utilizziamo gruppo o squadra. E' diverso? Io sto cercando di mandare un messaggio di allerta. Si sta cercando di far applicare a queste realtà lo stesso sistema delle classiche organizzazioni aziendali e non può funzionare. Io vedo tanti colleghi che stanno andando via con giacca e cravatta e orologio sopra il polsino...maddai! Associazioni che si dotano della "Governance" che hanno i Manager d'Area, i Performer, altre che hanno l'Executive. Francamente siamo all'eccesso. Nel nostro ambiente si cerca di stimolare i lavoratori facendoli sentire in colpa. Paradossalmente, alla catena di montaggio della Ferrari a Maranello, i lavoratori sono stimolati dalla qualità dell'ambiente in cui sono inseriti: hanno le piante e i fiori in serre adiacenti separate da grandi vetrate; all'entrata della fabbrica ci sono i nomi degli operai e delle loro famiglie. Insomma, si sono invertite le filosofie. Noi, invece, siamo the news managers. Stiamo andando talmente avanti che stiamo dimenticando le radici. Quando le radici saranno troppo fuori l'albero si seccherà.Ma magari tu puoi portare una testimonianza concreta contrapposta? Non so,...l'Executive che organizza con il Manager d'Area una bella visita al reparto malattie infettive a dare assistenza ad un malato terminale con una bella scheda da compilare e firma da apporre in calce del Case Manager...oppure creare il setting adeguato per una bella Unità di strada che fornisce preservativi e pasti caldi alle stazioni dei treni...Naturalmente le mie sono provocazioni che spero facciano scaturire delle riflessioni. Io sono per rinnovare non per stravolgere. Anche Maxwell jones era un rinnovatore. Lui si è tolto il camice e ha cominciato a lavorare insieme ai pazienti. E' stato il precursore della chiusura dei manicomi e dell'inizio di un nuvo modo di approcciare i pazienti. Oggi mi pare chi i camici si stiano riappropriando degli uomini.

sabato 29 novembre 2008

la vetrina e il retrobottega

daniela, l'unica certificazione della qualità delle relazioni con le persone te la danno le persone stesse. Tutti si affannano a creare schede di ogni tipo per convincere e convincersi che è lo strumento per certificare la vera qualità del nostro lavoro. Ci sono persone che percepiscono lauti stipendi per fare le ispezioni su questo. Ovvio che è indispensabile registrare ciò che succede ma se non metti la relazione al primo posto è tutta "vetrina". Oggi interessa solo la vetrina. I soldi sono per coloro che hanno le migliori vetrine per mettere in mostra quello che possono. Il cambiamento, migliorare lo stile di vita e la qualitò della vita, infondere gli strumenti affinchè le persone scielgano il meglio per loro, fare in modo che le persone si attivino per rendersi persone libere...non interessa più nessuno se non gli operatori stessi: ed è già un successo. Credo che l'essenza del nostro lavoro sia molto distante da quella che si vorrebbe fosse. Oggi vogliono l'operatore manager che sappia essere empatico come Don Bosco e che usi il computer come Bill Gates, che sappia comunicare come San Paolo e che sia umile dvanti al suo padrone come Gandhi, che sia un geniale imprenditore come Agnelli e sia un operaio infaticabile come Stachanov. Questo approccio serve solo a tenerti costantemente sotto scacco, a farti sentire in colpa ogni volta che vorresti sentirti normale. Credo che l'operatore debba sentirsi "libero" per poter dare speranza di "libertà". Libero di esprimersi e di esprimere il proprio pensiero come stai facendo tu. Ci sono centinaia di colleghi che continuano a stare in silenzio o a fare i "servi della gleba". Preferiscono spettegolare nei corridoi o negli uffici tra di loro. Sarà esattamente ciò che trasmetteranno ai loro utenti. Credo che si debba creare una sorta di protezione tra gli ospiti dell'associazione e i vertici della stessa. Loro sono diventati dei numeri per incasellare delle tabelle. Anche gli operatori dovrbbero separare l'aspetto educativo e l'aspetto del management. Lasciamo fare ad altri quel brutto mestiere, noi pensiamo alle nostre preoccupazioni quotidiane, al nostro retrobottega, con i nostri sentimenti ed emozioni che ci fanno apparire "raggiungibili", eguagliabili. Non esiste modello migliore di quello umano che, come tale, è fallibile.

mercoledì 26 novembre 2008

la qualità dei numeri...

ci risiamo! Riunione dei responsabili dei servizi accreditati: Primo intervento del Presidente che "batte" sulla mission e la vision... La centralità dell'ospite, il rispetto della persona, la qualità del servizio che sempre di più sarà l'ago della bilancia del successo o meno dell'associazione, che gli ultimi audit della qualità hanno dato esiti preoccupanti relativamente alla compilazione delle schede terapeutiche, che in questo modo la certificazione della qualità è a rischio con le conseguenze che l'evento potrebbe comportare, bla....bla...bla..., insomma le solite e reiterate ipocrisie! Infatti, di lì a poco, interviene il Direttore Amministrativo e di che cosa parla? Che siamo sottonumero...che gli operatori sembra che lavorino per il arrivare al "27"...che non c'è impegno, che se si va avanti così si chiude, ecc. Per chi non lo sapesse, il 27, era il giorno di paga (forse lo è ancora) degli statali e delle grandi fabbriche di una volta. Oggi, le associazioni con contratti decenti pagano entro il 10 del mese, mentre le cooperative pagano entro il 20 del mese. Quindi, caro il mio direttore amministrativo, già ti sbagli perchè caso mai gli operatori sarebbero lì per aspettare il 1o del mese sucessivo e questo sarebbe poco dignitoso per un "fannullone". Poi, siccome ha anche aggiunto che il periodo natalizio, che è un periodo a rischio per gli ospiti (grazie per averlo ricordato perchè se non non lo sapevamo, ci voleva un amministrativo a riscaldarci i cuori) di non sognarsi di presentare richieste di "ponti" festivi come se fosse abitudine degli operatori presentare richieste collettive di ferie nei periodi delicati dell'anno. Dopo questa esternazione non ho potuto non esprimere il mio disappunto ed esplicitare la sensazione di offesa che tali parole provocavano. Intanto non ci vedo nulla di male nell'aspettare uno stipendio che ti permette di vivere. Forse non l'aspettano le altre figure professionali di ogni categoria (compresi i preti)? E' un peccato capitale avere l'aspettativa che qualcuno paghi qualcosa in cambio di una prestazione? Il sociale è davvero quel settore dove si cerca di entrare per i soldi? Infine, ancora una volta, le norme sull'accreditamento mettono in mostra la parte peggiore delle associazioni. La certificazione della qualità dimostrata dalla buona e sana compilazione delle "carte". Ma quale certificazione è possibile che dimostri la vera cosa essenziale che è la qualità delle relazioni umane all'interno delle strutture? Forse la scheda di soddisfazione del cliente? Il cliente che se si azzarda a dire che non è soddisfatto passa per il solito "tossico". Provate ad immaginare la scheda che dice: non sono soddisfatto degli operatori e di come vengo seguito, a volte per parlare con un operatore aspetto giorni, certe volte non riesco a mangiare perchè non c'è più niente a tavola,...! Potrei dirne a decine. Credete che quella persona troverà accondiscendenza?
Non c'è niente da fare....questi sono i nuovi manicomi!

venerdì 14 novembre 2008

...una buona organizzazione

Cercherò di rispondere ai commenti senza entrare nei dettagli perchè ci vorrebbero molte pagine ma delinenando alcune linee generali. Innanzi tutto, ovviamente, stiamo parlando di strutture terapeutiche per persone dipendenti da sostanze, che è l'ambito che frequento dal 1989. Queste strutture, per funzionare, devono avere un'identità, creare "un senso di appartenenza" e avere terreno fertile per instaurare "Relazioni significative" con gli ospiti. Sono i 3 principi fondamentali sui quali si può reggere una buona organizzazione educativa indipendentemente dalla metodologìa utilizzata e dalla filosofia che la regge (naturalmente si da per scontato che le organizzaizoni siano serie) . Gli ospiti dovrebbero avere dei "modelli" di riferimento e ricevere stimoli continui attraverso i quali "ri-costruire" uno stile di vita "sano". Dicono che la qualità della relazione terapeutica, insieme alla presenza della famiglia di origine, sia l'ago della bilancia in un processo di cambiamento. Con le norme introdotte, si stanno destrutturando e spersonalizzando le Comunità. Quegli educatori "stitolati"che hanno contribuito alla nascita di progetti che oggi sono parte integrante nei programmi terapeutici più diffusi (ad esempio le pronte accoglienze, i programmi per i metadonici, i programmi per i detenuti, per gli stranieri, ecc.), sono stati messi ai margini o messi in luoghi non ancora "normatizzati". Loro detengono/detenevano la storia. La storia permette di costruire un'identità, l'identità crea il senso di appartenenza, il senso di appartenenza favorisce relazioni significative sulle quali costruire un progetto di crescita con gli ospiti. Le organizzazioni serie dovrebbero tenerseli stretti questi personaggi e la Regione dovrebbe tenerne conto. Quegli operatori storici sono coloro che possono "formare" i nuovi educatori, non tanto sulle teorie educativo/psicologiche ma su come fondere quelle teorie all'interno della filosofia spirituale che regge quella organizzazione specifica. Altra cosa è la burocratizzazione estrema che è stata imposta. Gli educatori passano ormai più tempo a scrivere carte che con i "ragazzi". Pensate che gli audit sulla qualità o le verifiche ispettive delle ARS misurino la qualità della relazione educativa con gli ospiti? Ma figuratevi! Come dice Cri nel suo commento guardano scrupolosamente la forma. E Secondo voi, nella maggior parte delle strutture, è più importante il numero degli ospiti inseriti o la qualità del lavoro? Tenete presente che ancora oggi sono le rette giornaliere che tengono in vita la maggior parte delle comunità ma hanno detto che le strutture non possono ospitare più di 30 ospiti. Significa che le strutture accreditate in Regione per 30 persone, se a fine anno hanno ospitato 20 persone, in futuro verranno accreditate per 20. Quindi, per sopravvivere, dovranno rastrellare 10 persone fuori regione e così via. Di questo passo arriveremo a pagare i pazienti per entrare in comunità. Ma viene già fatto questo. Non con i soldi ma con 1000 compromessi accettati perchè non si può sospendere o interrompere un programma e perdere 1 persona. Oggi, a mio parere, funzionano bene quelle strutture piccole, che ospitano 15/20 persone al massimo e che riescono a creare quei 3 principi fondamentali descritti sopra. Per quanto riguarda la possibilità di cambiare è anno che sprono tutti coloro che conosco a uscire fuori dai gusci e smetterla di sussurrare individualmente. Quando i sussurri diventeranno 10, 100, 1000, 10000...allora sarà un GRIDO assordante!!!!

sabato 8 novembre 2008

gli accreditamenti

nessuno mi toglie dalla testa che le norme che la regione veneto ha introdotto relative agli accreditamenti delle strutture terapeutiche stiano "clinicizzando" sempre di più le comunità terapeutiche con buona pace di coloro che le hanno viste nascere e crescere "accompagnando" passo, passo le persone in difficoltà in un cammino di crescita. Oltre a mettere sempre più nelle retrovie quelle figure, con esperienza ventennale/trentennale all'interno delle comunità favorendo, invece, massicciamente medici, psichiatri, infermieri e psicologi anche appena laurati, si pone più attenzione alla parte strutturale dell'edifico che alla persona che lo abita. In pratica si sta perdendo l'essenza della comunità terapeutica re-introducendo l'essenza degli ospedali psichiatrici. Le strutture sono costrette a fare giochi di magìa ben riusciti per sfuggire ai controlli delle ARS (denominazione inquietante) che nelle loro ispezioni si soffermano spietatamente sui metri quadrati delle camere, l'utilizzo degli spazi, le pulizie dei locali, i bagni, i giardini, le finestre a norma, le porte antipanico, le scale, ecc. (non mi sarei sorpreso se mi avessero chiesto quanti quadri alle pareti dovevo appendere). Invece, l'ispezione sul personale si limita a visionare i "titoli di studio" delle figure previste per quella sede specifica. allora capita che esistano nomi di persone titolate che però non lavorano in quella sede. ad es., una sede che ospita 30 utenti dichiara di navere 1 responsabile, 4 operatori, 1 infermiere, 1 namministrativo, 1 psicoterapeuta, 1 psicologo sulla carta con tanto di titoli di studio allegati. In realtà, quella sede ha 3 operatori (il quarto ad esempio è il presidente dell'associazione che tutto fa tranne che l'operatore ovviamente), l'amministrativo non ne parliamo che si clona in 3/4 sedi, il responsabile spesso non è a tempo pieno ma risulta che lo è, lo psicoterapeuta che è previsto a tempo parziale è il più spassoso: siccome il tempo parziale non è specificato, allora ci sono psicoterapeuti che fanno 5 ore in una sede, 8 in un'altra, 20 in altra ancora e 6 in altra ancora, così fanno 38 ore. complimenti!!!!!
non parliamo poi delle verifiche dei piani educativi (dovrebbero essere prima del controllo delle finestre, o no?): praticamente inesistenti. gli organici veri sono tutti sottonumero. operatori costretti a turni massacranti e turn-over per tappare buchi. Il ricatto dei datori di lavoro è sempre sul piano morale: bisogna avere lo spirito del volontariato!!!!! Se ti dissoci sei licenziabile o elemento sgradito. per educare dicono che dovrebbe esserci una presenza stabile e duratura nel tempo degli educatori con gli utenti. in parecchie associazioni non è così. fine prima puntata

giovedì 6 novembre 2008

ATTENZIONE, QUESTA E' NARCONON

...questi, comunque, sono tutt'ora presenti ai primi posti nelle pagine di ricerca di google e hanno decine di dominii diversi. hanno una budget di spesa in pubblicità pazzesca e nessuno riesce a fermarli...
GUARDATE ANCHE QUI..

al sociale un laureato in economia....è come uno psicologo a progettare centrali nucleari...

Con tutto il rispetto, mettere una così brava persona laureata in Economia e Commercio alle politiche sociali, a mio parere è come mettere una brava persona, laureata in psicologia, alla progettazione delle centrali nucleari: cosa c'entra?
Come è possibile che coloro che operano nelle strutture terapeutiche devono avere sempre più "Titoli specifici" e coloro che regolano questo mondo, che tutti gli addetti salameleccano, possono avere titoli che non c'entrano nulla?


VALDEGAMBERI StefanoGruppo Consiliare: Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro
eletto nella lista UDC (circoscrizione Verona, preferenze 6102)
Proclamato il: 16 aprile 2005
e-mail: ass.politichesociali@regione.veneto.it

Nato il 6 maggio 1970, laureato in Economia e commercio, è caposettore amministrativo e segretario del consorzio di bonifica Zerpano Adige Guà. Iscritto al Ccd dal 1994, è sindaco di Badia Calavena (Vr) dal 1997 e assessore della comunità montana della Lessinia. Consigliere dell'Aato di Verona, dal 1997 è presidente della società Covigas, società per la distribuzione e la vendita del metano nella Val d'Illasi.

martedì 4 novembre 2008

convegni imminenti

Padova – Italia, 14, 15 novemebre 2008ALCOLISMO: NUOVI SCENARI FRA POLIABUSO E PSICOPATOLOGIA. Il corso rivisita la malattia alcolica in base a nuovi scenari rappresentati dal fenomeno del poliabuso e della doppia diagnosi approfondendo lo studio dei più moderni ed efficaci percorsi diagnostici e di trattamento. CEREF - Centro Ricerca e Formazione. Via Udine 6, Padova. Tel. 049-8804827; Fax 049-8803649
Arezzo – Italia, 15, 16 novembre 2008 SEMINARIO DI FORMAZIONE CLINICA: IL TRATTAMENTO DEI DISTURBI DI PERSONALITÀ E LA GESTIONE DEI SOGGETTI BORDERLINE. Per maggiore informazione: http://www.centroditerapiastrategica.org/ita/eventi.html
Roma, 20-21 Novembre 2008 VI CONGRESSO NAZIONALE S.I.T.D. La ricerca scientifica e la clinica nell'Addiction: incomunicabilità o prospettive per un dialogo? Le informazioni Sonno disponibili: http://www.publieditweb.it/paginephp/attivita/attivita_avanzate_ecm_eventi.php e http://www.sitd.it/
Padova – Italia 20, 21, 22 novembre 2008La CLINICA DEL COCAINISMO: TRATTAMENTO FARMACOLOGICO, TERAPIA COGNITIVO – COMPORTAMENTALE E PREVENZIONE DELLE RICADUTE . Il corso propone, sulla base delle più moderne evidenze scientifiche, i più efficaci trattamenti per il cocainismo dando una enfasi speciale ai principi di trattamento farmacologico, alle strategie d’intervento psicoterapeutico cognitivo-comportamentale e di prevenzione delle ricadute. CEREF - Centro Ricerca e Formazione. Via Udine 6, Padova. Tel. 049-8804827; Fax 049-8803649
Roma – Italia, 28 Novembre 2008 LA RETE NAZIONALE FICT E L’OSSERVATORIO EPIDEMIOLOGICO DIPENDENZE PATOLOGICHE PRESENTANO: I RISULTATI DELLO STUDIO MULTICENTRICO PCS (PERCEZIONE DEL DANNO, COMPORTAMENTI A RISCHIO E SIGNIFICATI ATTRIBUITI ALL’USO DI COCAINA). Per scaricare il programma provvisorio del convegno: http://www.ossdipbo.org/pdf/programma_provvisorio_convegno_pcs.pdf
Roma, 2 - 3 - 4 dicembre 2008 II Corso di formazione "Consumi problematici e famiglie: l’inclusione nei trattamenti psicosociali del sistema di riferimento del paziente" a cura di Ministero della Solidarietà Sociale, Istituto Superiore di Sanità. Per informazioni e iscrizioni, rivolgersi alla Segreteria Organizzativa del corso, presso l’ISS: Tel. 064990 2634 Fax 064990 2016.

meglio conoscere come siamo regolamentati

fatevi un giro e informatevi...non si sa mai

lunedì 3 novembre 2008

...però...!

Economia. In un priodo di crisi violenta come questo, per gli esperti è normale vedere l’economia sociale godere di buona salute. In Italia però ong, associazioni di volontariato e di promozione sociale, fondazioni e cooperative stanno non solo prosperando, ma piano piano cominciano ad allargare la loro sfera di influenza. Infatti il terzo settore non è più confinato a sanità ed assistenza sociale, ma sta intensificando anche la sua propensione produttiva, specialmente nel campo dei servizi per i cittadini. Il primo rapporto sull’economia sociale fatto in sinergia da Cnel e Istat lo conferma: ormai nel comparto lavorano 3 milioni di persone, e di associazioni e fondazioni se ne contano più di 220.000. Tanto che l’Istat vuole arrivare al censimento delle organizzazioni no profit entro il 2009. (V.M.)
38 miliardi è il fatturato complessivo del terzo settore nel nostro paese.
15 per cento è la crescita media annua del no profit in Italia.

Movimento Indipendente delle Dipendenze: businness della sofferenza

Movimento Indipendente delle Dipendenze: businness della sofferenza

Costi di un detenuto…

sfida: L'occupazione salvagente contro sovraffollamento e recidiva

A questi ritmi di crescita, entro fine anno i detenuti supereranno quota 62mila, esattamente come nel luglio 2006, alla vigilia dell'indulto.......per soli costi diretti, ogni detenuto costa alla collettività circa 300 euro al giorno. Oltre 100mila euro l'anno. Sempre secondo le proiezioni per il 2008 l'incremento dei costi diretti del sistema carcere sarà pari a circa un miliardo di euro. Un harakiri......
Come invertire la rotta?....approfondisci

veneto: ASSESSORE VALDEGAMBERI questi sono i soldini

DIPENDENZE.ASSESSORE VALDEGAMBERI:”4 MILIONI EURO AD AZIENDE ULLSS PER FINANZIAMENTO 2008 INTERVENTI LOTTA ALLA DROGA”
Comunicato stampa n° 1648 del 10/10/2008
AVN) – Venezia, 10 ottobre 2008
Per realizzare interventi sociosanitari di lotta contro la droga e la dipendenza da sostanze di abuso, la Giunta veneta, su proposta dell’Assessore regionale alle politiche sociali Stefano Valdegamberi ha deliberato uno stanziamento di 4 milioni di euro per il finanziamento nel 2008 del terzo anno di attività dei piani triennali compresi nel fondo regionale lotta alla droga 2006-2008.......
approfondisci
Segue tabella riparto tra le Aziende Ullss

ENTE Riparto 2008AUlss 1 Belluno 92.133,00AUlss 2 Feltre 59.933,00AUlss 3 Bassano del Grappa 137.267,00AUlss 4 Thiene 148.333,00AUlss 5 Arzignano 144.067,00AUlss 6 Vicenza 254.933,00AUlss 7 Pieve di Soligo 190.933,00AUlss 8 Asolo 204.067,00AUlss 9 Treviso 279.600,00AUlss 10 San Donà di Piave 170.667,00AUlss 12 Veneziana 273.600,00AUlss 13 Mirano 256.600,00AUlss 14 Chioggia 125.800,00AUlss 15 Cittadella 182.133,00AUlss 16 Padova 400.800,00AUlss 17 Este 158.133,00AUlss 18 Rovigo 132.533,00AUlss 19 Adria 57.533,00AUlss 20 Verona 421.868,00AUlss 21 Legnago 128.800,00AUlss 22 Busssolengo 180.267,00TOTALE 4.000.000,00
A cura dell'Ufficio Stampa della

domenica 2 novembre 2008

Convegno: "Padova laboratorio aperto per la gestione delle dipendenze nell'ambito delle politiche sociali"

Convegno: "Padova laboratorio aperto per la gestione delle dipendenze nell'ambito delle politiche sociali"
6 e 7 novembre 2008


a parte i soliti noti che dicono le medesime cose da anni e fanno "cassa",...vale la pena però di sentire Tina Ciccarelli (Agenzia Territoriale per le Tossicodipendenze Padova); Leopoldo Grosso (Gruppo Abele) Torino...

sabato 1 novembre 2008

businness della sofferenza

negli anni settanta cominciarono a svilupparsi le prime realtà di accoglienza per tossicodipendenti in italia. Grazie ad iniziative volontarie e gratuite di persone che offrivano aiuto per i bisogni essenziali, si sono via via create realtà associative sempre più organizzate e sempre più preparate ad affrontare quel "nuovo fenomeno". Don Luigi Ciotti, P.Lucio Soave, Don Mario Picchi, Don Vinicio Albanesi. Don Oreste Benzi, per citarne alcuni...non me ne vogliano altri. quasi 40 anni di attività. Ma oggi, quelle ispirazioni, quei movimenti, quei fremiti...quella motivazione all'aiuto....è la STESSA?
Le nuove regole degli accreditamenti determineranno le nuove e migliori Comunità Terapeutiche o contribuiranno alla crescita dei nuovi manicomi?
I nuovi "discendenti", che mettono in vetrina la loro capacità professionale e spirituale in favore delle persone che "soffrono", trattano con pari dignità i lavoratori che offrono la loro collaborazione nella mission proposta?
E le persone bisognose, sono strumento per nuovi businness o esiste ancora "l'aiuto gratuito"?
E' proprio così vero che "la Persona" viene prima di tutto?
Don Ciotti ha detto: "senza la politica non si può più nemmeno educare"! Ha ragione?
Don Mazzi (mi tocca citarlo) ha detto, riferendosi alla nuova normativa sulle strutture d'accoglienza:"Questo è un Paese sempre più cretino e sempre più a pezzi: un analfabeta con la laurea diventa dottore e un dottore senza laurea diventa analfabeta"!
una nuova convenzione fra Stato e regioni stabilisce che i responsabili delle comunità per il recupero dei tossicodipendenti dovranno avere lauree specialistiche, in medicina come in psicologia o in sociologia, o diplomi da assistenti sociali ed educatori professionali, altrimenti niente
contributi. Chi ha svolto questa avventura per 20/30 anni e alche più, da un giorno all'altro se non ha un titolo stabilito dallo Stato, non può più essere riconosciuto.
Oggi, Don Bosco, non potrebbe fare ciò che ha fatto....anche se, spesso, ai preti famosi, è concesso ciò che ad altri non è concesso (Laura ad Honorem).
peter pan