sabato 8 novembre 2008

gli accreditamenti

nessuno mi toglie dalla testa che le norme che la regione veneto ha introdotto relative agli accreditamenti delle strutture terapeutiche stiano "clinicizzando" sempre di più le comunità terapeutiche con buona pace di coloro che le hanno viste nascere e crescere "accompagnando" passo, passo le persone in difficoltà in un cammino di crescita. Oltre a mettere sempre più nelle retrovie quelle figure, con esperienza ventennale/trentennale all'interno delle comunità favorendo, invece, massicciamente medici, psichiatri, infermieri e psicologi anche appena laurati, si pone più attenzione alla parte strutturale dell'edifico che alla persona che lo abita. In pratica si sta perdendo l'essenza della comunità terapeutica re-introducendo l'essenza degli ospedali psichiatrici. Le strutture sono costrette a fare giochi di magìa ben riusciti per sfuggire ai controlli delle ARS (denominazione inquietante) che nelle loro ispezioni si soffermano spietatamente sui metri quadrati delle camere, l'utilizzo degli spazi, le pulizie dei locali, i bagni, i giardini, le finestre a norma, le porte antipanico, le scale, ecc. (non mi sarei sorpreso se mi avessero chiesto quanti quadri alle pareti dovevo appendere). Invece, l'ispezione sul personale si limita a visionare i "titoli di studio" delle figure previste per quella sede specifica. allora capita che esistano nomi di persone titolate che però non lavorano in quella sede. ad es., una sede che ospita 30 utenti dichiara di navere 1 responsabile, 4 operatori, 1 infermiere, 1 namministrativo, 1 psicoterapeuta, 1 psicologo sulla carta con tanto di titoli di studio allegati. In realtà, quella sede ha 3 operatori (il quarto ad esempio è il presidente dell'associazione che tutto fa tranne che l'operatore ovviamente), l'amministrativo non ne parliamo che si clona in 3/4 sedi, il responsabile spesso non è a tempo pieno ma risulta che lo è, lo psicoterapeuta che è previsto a tempo parziale è il più spassoso: siccome il tempo parziale non è specificato, allora ci sono psicoterapeuti che fanno 5 ore in una sede, 8 in un'altra, 20 in altra ancora e 6 in altra ancora, così fanno 38 ore. complimenti!!!!!
non parliamo poi delle verifiche dei piani educativi (dovrebbero essere prima del controllo delle finestre, o no?): praticamente inesistenti. gli organici veri sono tutti sottonumero. operatori costretti a turni massacranti e turn-over per tappare buchi. Il ricatto dei datori di lavoro è sempre sul piano morale: bisogna avere lo spirito del volontariato!!!!! Se ti dissoci sei licenziabile o elemento sgradito. per educare dicono che dovrebbe esserci una presenza stabile e duratura nel tempo degli educatori con gli utenti. in parecchie associazioni non è così. fine prima puntata

2 commenti:

  1. Un quadro interessante per descrivere una struttura che non funziona. Ma come descriveresti una struttura che funziona?

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  2. Putroppo la situazione che descrivi è molto diffusa... e temo che la cosa non sia ignorata da chi ha responsabilità di organizzazione di servizi, ma che attualmente l'imperativo categorico sia risparmiare; basta la forma, il contenuto è optional. E' frustrante il non sapere come influire su questa situazione.

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