mercoledì 26 novembre 2008

la qualità dei numeri...

ci risiamo! Riunione dei responsabili dei servizi accreditati: Primo intervento del Presidente che "batte" sulla mission e la vision... La centralità dell'ospite, il rispetto della persona, la qualità del servizio che sempre di più sarà l'ago della bilancia del successo o meno dell'associazione, che gli ultimi audit della qualità hanno dato esiti preoccupanti relativamente alla compilazione delle schede terapeutiche, che in questo modo la certificazione della qualità è a rischio con le conseguenze che l'evento potrebbe comportare, bla....bla...bla..., insomma le solite e reiterate ipocrisie! Infatti, di lì a poco, interviene il Direttore Amministrativo e di che cosa parla? Che siamo sottonumero...che gli operatori sembra che lavorino per il arrivare al "27"...che non c'è impegno, che se si va avanti così si chiude, ecc. Per chi non lo sapesse, il 27, era il giorno di paga (forse lo è ancora) degli statali e delle grandi fabbriche di una volta. Oggi, le associazioni con contratti decenti pagano entro il 10 del mese, mentre le cooperative pagano entro il 20 del mese. Quindi, caro il mio direttore amministrativo, già ti sbagli perchè caso mai gli operatori sarebbero lì per aspettare il 1o del mese sucessivo e questo sarebbe poco dignitoso per un "fannullone". Poi, siccome ha anche aggiunto che il periodo natalizio, che è un periodo a rischio per gli ospiti (grazie per averlo ricordato perchè se non non lo sapevamo, ci voleva un amministrativo a riscaldarci i cuori) di non sognarsi di presentare richieste di "ponti" festivi come se fosse abitudine degli operatori presentare richieste collettive di ferie nei periodi delicati dell'anno. Dopo questa esternazione non ho potuto non esprimere il mio disappunto ed esplicitare la sensazione di offesa che tali parole provocavano. Intanto non ci vedo nulla di male nell'aspettare uno stipendio che ti permette di vivere. Forse non l'aspettano le altre figure professionali di ogni categoria (compresi i preti)? E' un peccato capitale avere l'aspettativa che qualcuno paghi qualcosa in cambio di una prestazione? Il sociale è davvero quel settore dove si cerca di entrare per i soldi? Infine, ancora una volta, le norme sull'accreditamento mettono in mostra la parte peggiore delle associazioni. La certificazione della qualità dimostrata dalla buona e sana compilazione delle "carte". Ma quale certificazione è possibile che dimostri la vera cosa essenziale che è la qualità delle relazioni umane all'interno delle strutture? Forse la scheda di soddisfazione del cliente? Il cliente che se si azzarda a dire che non è soddisfatto passa per il solito "tossico". Provate ad immaginare la scheda che dice: non sono soddisfatto degli operatori e di come vengo seguito, a volte per parlare con un operatore aspetto giorni, certe volte non riesco a mangiare perchè non c'è più niente a tavola,...! Potrei dirne a decine. Credete che quella persona troverà accondiscendenza?
Non c'è niente da fare....questi sono i nuovi manicomi!

2 commenti:

  1. forse il mondo è un manicomio...ma siamo troppo pazzi per accorgercene.

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  2. Cosa dire, personalmente sono uscita da una formazione ieri alquanto interdetta. Diciamo che quando si parla di numeri non sono a mio agio, ancor di più se si parla di numeri nel sociale. Ma oltre ai numeri, ci sono dei termini che ancora proprio non mi entrano in testa come azienda, management, qualità-quantità ecc. Riconoscendo questi come miei limiti vorrei però soffermarmi su un concetto quello della misurabilità dell'intervento e di conseguenza quello di valutazione. Pongo pertanto un quesito, come si può in una relazione d'aiuto quale operatore-utente applicare una misura, un giudizio di valore? Ritengo opportuno essere critici sul proprio operato, mettersi in discussione per migliorare ma secondo me nella relazione non ci sono test psicometrici o sociometrici che tengano!Altro punto interessante, si chiede ad un operatore di: essere paziente, presente, di non lavorare per lo stipendio, avere ottime capacità d'ascolto, non arrabbiarsi, non prendere troppe ferie, dare sempre un'altra opportunità,tutto questo chiarendo che un operatore non deve avere deliri di onnipotenza, ma non è onnipotenza quella descritta sopra? Inoltre,si chiede in sintesi una sorta di spersonalizzazzione, di perdità d'identità nel suo lavoro, quindi ci battiamo con i nostri ragazzi ogni giorno affinchè acquisiscano una loro identità ma noi dobbiamo perdere la nostra?Io proprio un senso non lo trovo...cavolo,sapevo che dovevo studiare meglio per l'esame di statistica!

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